Nel marzo 2022, l’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente ha deciso di istituire un Comitato negoziale intergovernativo (INC) per sviluppare un trattato internazionale giuridicamente vincolante che affrontasse l’inquinamento da plastica durante tutto il suo ciclo di vita, dalla produzione allo smaltimento. Il trattato, che dovrebbe essere il più ambizioso fino ad oggi, potrebbe essere finalizzato tra il 2024 e il 2025 e regolerebbe l’uso della plastica in modo simile agli accordi sui cambiamenti climatici. Attualmente si trova in una fase particolarmente critica dei negoziati internazionali in cui le proposte per ridurre drasticamente l’uso della plastica e sostituire le materie prime di origine fossile con materie prime biodegradabili incontrano la resistenza di paesi e lobby legate al gas e al petrolio.

Il 13 settembre 2024 la Segreteria dell’Ambiente dell’Argentina, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e la Segreteria della Pesca, ha organizzato un seminario su plastica e microplastiche (MP) nell’ambiente marino costiero del paese. Lo scopo dell’incontro era di riunire i gruppi di ricerca nazionali per lavorare verso una proposta di accordo internazionale per regolamentare la produzione e il consumo di plastica. Sono stati presentati in totale 58 progetti provenienti da diverse province costiere, molti dei quali incentrati sul problema delle microplastiche.

Uno dei progetti è guidato da un gruppo di ricercatori di prestigiose istituzioni argentine, con cui collabora Mundus maris. Il  team è stato formato grazie all’iniziativa di Marcelo Morales Yokobori, dell’Università di Belgrano e di Mundus maris, Diego Moreira del Centro per la ricerca marina e atmosferica (CIMA-CONICET-UBA) e Pablo Zorzoli del Servizio di idrografia navale (SHN), a cui si sono poi uniti Matías Cornú, anche lui dello SHN, e Alejandra Elisei dell’Istituto nazionale di tecnologia industriale (INTI).

L’obiettivo dello studio è di indagare la presenza di microplastiche in campioni raccolti in otto siti situati alle foci di fiumi e canali sotterranei nella città di Buenos Aires, uno dei principali centri dell’America Latina in cui il deflusso urbano viene scaricato attraverso i tombini. Saranno analizzati campioni di colonna d’acqua e sedimenti e le microplastiche saranno identificate non solo in base al colore e alla forma, ma anche tramite spettroscopia per determinare la loro composizione molecolare e dedurre potenziali fonti di contaminazione. Il progetto include anche confronti interannuali e stagionali.

Le microplastiche sono una problema importante a causa della loro capacità di assorbire composti come inquinanti organici persistenti (POP), pesticidi e metalli pesanti, che possono entrare nella catena alimentare tramite bioaccumulo e biomagnificazione, concentrando le tossine negli animali e negli esseri umani. Inoltre, le microplastiche contengono in genere additivi tossici come plastificanti, bisfenolo A (BPA) e ritardanti di fiamma, che possono fuoriuscire e rappresentare rischi per la salute, tra cui stress ossidativo, alterazioni endocrine e cancro. Possono anche trasportare microbi patogeni, aumentando i rischi per la salute pubblica. Sebbene l’impatto completo delle microplastiche sulla salute umana sia ancora in fase di studio, è noto che aumentano l’esposizione a inquinanti e tossicità, soprattutto in caso di esposizione prolungata.

Vista dei siti di campionazione in Buenos Aires

Le loro piccole dimensioni, la persistenza e la capacità di infiltrarsi nei sistemi biologici li rendono particolarmente pericolosi, anche senza considerare il loro ruolo di vettori di inquinanti. I frammenti più piccoli di 20 micron possono attraversare le barriere biologiche e causare infiammazione, stress ossidativo e alterazioni endocrine, potenzialmente causa di disturbi cardiovascolari, neurodegenerativi e riproduttivi. Se inalate, le microplastiche possono irritare i polmoni, causando infiammazione e aggravando le malattie respiratorie. Il loro accumulo in organi come polmoni e intestino comporta rischi di bioaccumulo a lungo termine.

Precedenti studie condotti sui pesci del Buenos Aires Fishing Club, svolti presso l’Università di Belgrano, hanno dimostrato che tutti gli individui esaminati contenevano microplastiche, con fibre come tipo predominante, per lo più bianche o trasparenti, seguite da quelle rosse, verdi, blu e nere. Queste fibre assomigliano visivamente a quelle che si trovano negli abiti comunemente indossati nei grandi centri urbani come Buenos Aires. Questi studi nel loro assieme dovrebbero rafforzare le argomentazioni per un trattato vincolante.

Una recente pubblicazione sulla rivista leader Nature ha delineato l’approccio a quattro punte necessario per evitare il disastro dovuto agli effetti di potenziamento del cambiamento climatico e a livelli incalcolabili di inquinamento, se gli aumenti previsti della plastica non verranno frenati efficacemente dal trattato e dalle misure di accompagnamento. Gli autori propongono una visione per un’economia circolare della plastica. Il documento delinea una “roadmap estremamente ambiziosa che delinea la portata e la tempistica degli interventi economici e legali che potrebbero eventualmente supportarla. La valutazione della durata di vita utile e della recuperabilità dei prodotti in plastica, insieme a considerazioni di sufficienza e di progettazione intelligente, può inoltre fornire principi di progettazione per guidare la futura produzione, l’utilizzo e smaltimento della plastica”.

Ridurre l’esposizione alle microplastiche e agli inquinanti che trasportano è essenziale, evidenziando la necessità di ridurre al minimo i rifiuti di plastica alla fonte. Sebbene ciò richiederà un enorme sforzo internazionale, è fondamentale che vengano raggiunti accordi che includano l’industria tessile.