Una riunione con donne che lavorano nella pesca a Hann e cercano una soluzione per affrontare la globalizzazione.

Le donne di un Gruppo d’Interesse Economico (GIE) del pontiledi di Hann, in Senegal, hanno voluto scambiare con Mundus maris su argomenti di loro primo interesse e sulle soluzioni che portano avanti secondo la loro prospettiva personale. Innanzitutto, volevano ricevere consigli e suggerimenti su altre opzioni che potevano aiutarle a raggiungere meglio i loro obbiettivi e su come preservare i risultati dei loro sforzi.

Come annunciato in precedenza, Mundus maris dedica parte dei suoi sforzi e del suo tempo alle questioni di genere nella pesca artigianale. Sotto questa voce era già stato pubblicato un rapporto sui risultati raggiunti in Guinea. Già nel febbraio 2018, le donne di Hann, conoscendo il nostro impegno per le donne nella pesca, ci avevano contattato e hanno chiesto un incontro col signor Aliou Sall, vice presidente di Mundus maris di base in Senegal. Questa sessione di lavoro si è svolta il 1 ° marzo 2018 presso il molo di attracco di Hann, dove queste donne, raggruppate in un GIE chiamato PARASE, gli hanno dato un caloroso benvenuto.

Dopo un’introduzione dei leader di questa iniziativa da parte della signora Khady Sarr, Segretaria Generale di PARASE, il signor Sall ha spiegato in dettaglio la visione e la missione di Mundus maris riguardo le comunità di pescatori e gli ecosistemi marini, in particolare sui temi della pesca, sia quelli generali che quelli specifici per le donne.

È seguito uno scambio di idee molto ricco; in particolare, le donne volevano esprimersi, sulla base dei fatti illustrati qualvolta fosse stato necessario:

(i) sul modo in cui vivono questo processo di globalizzazione e gli impatti sulla loro vita quotidiana, e in particolare

(ii) sulle strategie che hanno sviluppato nel modo di gestire questi impatti attraverso le proprie soluzioni per rimanere inserite nel settore della pesca.

Tra le altre cose, hanno sollevato due problemi principali che le preoccupano.

In primo luogo, le condizioni sono sempre più difficili per loro per accedere alla materia prima anche dalle proprie unità di pesca famigliare, a fronte della concorrenza e a seconda delle specie in questione, dell’impianto di esportazione e dei grandi grossisti.

In secondo luogo, vi è la mancanza di controllo delle reti di credito informali in un contesto di crescente disimpegno statale, a favore di una crescente importanza del settore privato a scapito di quello pubblico.

A questo proposito, le donne hanno alluso al fatto che la liberalizzazione dell’economia non è seguita da un controllo di certe pratiche, come ad esempio gli attuali tassi di interesse degli usurai, che controllano sempre più i mercati finanziari ufficiosi.

Hanno denunciato la pratica dei tassi di credito usurari, che possono arrivare tra il 60 e l’80% di interesse all’anno con un successo totale nel recupero a livello della zona di sbarco.

Questo può essere in gran parte spiegato dalle difficoltà del settore del credito ufficiale (banche tradizionali come CNCA e fondi comuni di investimento istituiti successivamente in Senegal) a rispondere in modo soddisfacente e adattato alle esigenze specifiche delle donne, in un settore come la pesca artigianale.

Questi due effetti combinati hanno un impatto negativo sulle condizioni di lavoro delle donne, mettendo così in pericolo il ruolo da protagonista, e di conseguenza il prestigio, che hanno sempre avuto nella pesca artigianale.

Inoltre, data la crisi vissuta dai pescatori stessi, che sono soggetti a reali vincoli di accesso alle risorse, queste donne sono sempre più sfidate a livello delle rispettive famiglie e comunità, a soddisfare i bisogni primari di un essere umano: assicurare la cura della salute, l’educazione dei bambini, il cibo quotidiano e atti di solidarietà tra membri delle stesse comunità, ecc.

È in questo contesto, con le molteplici sfide, che le donne del GIE PARASE si sono organizzate da circa due anni, avviando un pacchetto di cinque prodotti a beneficio dei loro membri e delle rispettive famiglie.

Il pacchetto comprende un’assicurazione sanitaria, un meccanismo di risparmio per l’acquisto di pecore per celebrare il tabaski (la più importante festa mussulmana), un fondo di solidarietà per compensare la perdita di reddito dei membri che hanno problemi, fondi destinati a coprire le tasse scolastiche dei figli dei membri e un prodotto famoso, denominato credito espresso, che funziona tra i membri con un tasso di recupero del 100%. Tutti questi servizi già in funzione sono finanziati da un sistema di quote associative, propriamente organizzato sul molo e gestito in maniera continuativa dalla signora Khady Sarr. Poco più di 750 membri partecipano agli schemi e contribuiscono in media con 500 F (circa 0,76 euro) al giorno ai fondi del GIE.

Le donne non hanno aspettato che qualcun altro prendesse questa iniziativa, ma ora chiedono consiglio a Mundus maris su diversi aspetti.

Innanzitutto, sarebbero interessate, partendo dalle somme che riescono a mobilitare tra di loro, a commercializzare alcune specie di pesce direttamente agli impianti di esportazione locali, ma non sanno come procedere. Sono molto preoccupate che alcuni grossisti, avendo una lunga tradizione di collaborazione con le stesse fabbriche che le donne hanno in preso in considerazione, non esiterebbero a “mettere la sabbia nel couscous”, come si dice da loro il nostro ‘mettere i bastoni tra le ruote’.

Su questo punto specifico, il rappresentante di Mundus maris ha già agito mettendo il GIE in contatto con uno dei responsabili di produzione di alcuni impianti localizzati nella zona di Hann Bel Air.

La seconda questione, sulla quale le donne hanno chiesto le misure di accompagnamento di Mundus maris, riguarda la loro difficoltà di accesso allo spazio lungo la costa. Ciò riguarda particolarmente le donne che squamano il pesce e il cui stato è precario: nessuno spazio è loro assegnato in modo permanente e possono essere sfrattate in qualsiasi momento.

Il rappresentante di Mundus maris ha informato i suoi ospiti (i) che si tratta di una questione che può essere risolta in modo graduale, attraverso il lobbismo delle autorità amministrative competenti, e, soprattutto, potrebbe avere successo nel contesto pre-elettorale; (ii) che può rendersi disponibile – non appena il gruppo è pronto – ad accompagnarle al Ministero responsabile del settore della pesca. Il primo di questi incontri è già avvenuto all’inizio di aprile.

Dal momento che queste donne sono tutte coinvolte nel commercio del pesce fresco, la loro preoccupazione principale è il problema spinoso del ghiaccio (la sua conservazione sul molo e il tipo di contenitori più adatto per il commercio di pesce urbano / peri-urbano). Infatti, le donne del GIE sono sorprese nel constatare che fino ad ora non è stata trovata una soluzione tecnologica alla necessità di ridurre la quantità di ghiaccio, preservando la qualità del pesce.

I pescatori locali, nonostante le battute di pesca oggi superino i 10-15 giorni, sono già in grado di garantire un’elevata qualità utilizzando containers frigo sempre più potenti a bordo.

Il rappresentante di Mundus maris ha quindi proposto contatti con l’Ecole Polytechnique Supérieure (ESPdi Dakar, con il supporto del Professor Kébé di INNODEV, per esplorare insieme diverse possibilità.

L’ultima questione sollevata riguarda la sicurezza delle donne che squamano i pesci e che abitualmente riportano molte ferite dopo una giornata di lavoro. Diverse esigenze sono state espresse in termini di nuove attrezzature da mettere a loro disposizione secondo l’opinione dei funzionari GIE. Secondo le donne, la cosa più urgente è la sostituzione degli strumenti utilizzati per squamare e le tavole di legno su cui è depositato il prodotto. Queste tavole possono rappresentare un adeguato substrato per la proliferazione dei batteri, specialmente quando il lavoro è svolto in condizioni igieniche inadeguate.

Su queste note la sessione iniziata intorno alle 15:00 è stata chiusa alle 19:15. Le foto sono di A. Sall. Clicca qui per l’intervista a Khady Sarr, Segretaria Generale.