La serata davanti al caminetto nella parrocchia tedesca di San Paolo a Bruxelles è un’occasione molto apprezzata per discutere una volta al mese, in un’atmosfera rilassata, un argomento di grande rilevanza per la società. Gli organizzatori avevano invitato Cornelia E Nauen di Mundus maris a parlare il 24 settembre 2014 su come ogni individuo possa contribuire a limitare l’enorme spreco di cibo e anche ad adattare il comportamento dei consumatori ai principi di sostenibilità. L’annuncio delineava già la sfida:
In Europa, il 40% circa di tutti gli alimenti offerti non arriva sulla tavola per essere consumato, ma viene piuttosto distrutto, anche a causa della data di consumo consigliata, spesso fraintesa come data di scadenza. Inoltre, l’uso diffuso di sacchetti di plastica usa e getta arriva a perseguitarci, tra le altre cose, sotto forma di problemi di inquinamento marino, aumentando le minacce per le popolazioni di molti organismi marini e la contaminazione del cibo proveniente dal mare attraverso micro particelle di plastica. Inoltre, non tutto può essere prodotto localmente, ma cosa significa questo per la disponibilità di cibo e le condizioni di vita e di lavoro nelle regioni di origine?
Come per ogni domanda importante, non esistono risposte semplici e sempre inequivocabili. Ma quali esperienze esistono già e quali appaiono particolarmente promettenti ? Volevamo seguire e sviluppare la domanda su quale sia il comportamento di consumo rispettoso dell’ambiente in relazione al cibo, e di come ogni individuo possa implementarlo nella vita di tutti i giorni.
Arrivando direttamente al punto, oggi viene prodotto abbastanza cibo per nutrire fino a 10 miliardi di persone in tutto il mondo. La popolazione mondiale stimata è attualmente poco più di 7 miliardi. Quindi attualmente non esiste un deficit produttivo assoluto. L’aumento demografico previsto di almeno altri due miliardi di persone potrebbe quindi essere interamente nutrito.
Tuttavia, i dati globali non dicono nulla sulla distribuzione effettiva e sulla sostenibilità dell’economia. Quindi, all’incirca, poco meno di un miliardo di persone sono malnutrite, mentre poco più di un miliardo di persone sono invece alle prese con l’obesità.
La conferenza ha approfondito questi problemi partendo da tre aspetti che influenzano i nostri atteggiamenti e il consumo di cibo:
- Ricette
- Consigli per la salute e la dieta
- Raccommendazioni per tener conto delle problematiche ambientali
La relatrice ha prestato particolare attenzione ai mutamenti ambientali nell’oceano e sulla terra, per lo più causati dall’uomo, che hanno un impatto sulla produzione e sulla qualità del cibo e sui quali potrebbero esserci alternative.
La parte sicuramente più importante della discussione era la possibilità, individualmente e collettivamente, di fare qualcosa. Diversi partecipanti hanno riferito dei propri sforzi. Limitare il consumo di carne, soprattutto in combinazione con frutta e verdura di stagione, per molti non è solo un buon passo verso una dieta più sana, ma un contributo personale, anche per riequilibrare l’eccessivo consumo di acqua dell’industria della carne.
Ci si è presto resi conto che la maggior parte di questi problemi ha anche una chiara dimensione politica e che i cittadini possono impegnarsi nel processo decisionale democratico in modi ben precisi. Soprattutto, ci sono motivi per un cauto ottimismo. Contrariamente agli scenari horror degli economisti convenzionali che prevedono il collasso dell’economia, questa non dovrebbe crescere inesorabilmente. Le azioni pratiche a diversi livelli ma anche e l’interessante modellizzazione di uno scienziato canadese mostrano che le alternative sono fattibili. L’azione organizzata che persegua una transizione ordinata verso sistemi di produzione e consumo sostenibili è compatibile con le risorse della terra. Potrebbe anche portare ad un aumento del benessere umano e dell’economia.L’esperienza del passato dimostra che, di fatto, è necessaria un’inversione attiva – simile agli accordi ambientali internazionali – perché gli appelli a misure volontarie si sono rivelati inefficaci.
Rappresentare una economia attuale senza alternative fa pensare quindi innanzitutto a una mancanza di immaginazione e volontà politica. In effetti, gli scienziati hanno appena stimato che gli attuali sussidi per i combustibili fossili sono più o meno equivalenti alle necessità di investimento stimate sulle energie rinnovabili d’avanguardia e su altre attività economiche sostenibili. Tale riconversione è anche una risposta alla domanda cruciale su come garantire posti di lavoro ricercati e ben retribuiti, che altrimenti vengono spesso ipotizzati in pericolo contrastando ogni tentativo di ristrutturazione rispettosa dell’ambiente. Sogno irrealizzabile o visione del futuro? È nelle nostre mani.
E per chi vuole iniziare subito: non accettate buste di plastica usa e getta e usate il righello per pesci con l’indicazione delle taglie minime delle specie commerciali per evitare di comprare e consumare novellame. Esistono molti altri modi per essere attivi o espandere le iniziative esistenti. Condividi la tua esperienza in modo che altri possano imparare da essa: info@mundusmaris.org.
Il mare ci nutre
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